vini bianchi

Le selezioni di novembre - Marche, Umbria, Toscana

Le selezioni di novembre - Marche, Umbria, Toscana

Selezione di novembre, curata dal sommelier Francesco Cannizzaro e dedicata ai vini di Marche, Umbria e Toscana per un viaggio in Centro Italia coast to coast (Tappa 44)

MARCHE

Marotti Campi, Morro D'alba (AN)

Sdraiate ad ammirare l'Adriatico, che ne caratterizza storia e tradizioni, le Marche hanno legato il proprio nome essenzialmente a due vini, in particolare. Sul fronte dei rossi, la Lacrima di Morro d'Alba ha valicato da tempo i confini nazionali, imponendosi con il proprio stile e conquistando un'ampia di fascia di pubblico anche all'estero. Per i bianchi, ancora maggiore e datato nel tempo è il successo riscosso dal Verdicchio, con la sua splendida duttilità e il carattere ben riconoscibile. La cantina Marotti Campi, condensando la propria centenaria storia, ha dedicato gran parte dei propri sforzi produttivi ai due vini rappresentativi del territorio, fino a diventarne un riferimento per i consumatori più esigenti. L'origine della cantina risale alla metà dell'Ottocento, quando la famiglia Marotti acquisì la prima porzione di terra in contrada Sant'Amico di Morro d'Alba, a metà strada tra Jesi e Senigallia. Qui venne costruita la villa, centro dell'universo mezzadrile che si sarebbe sviluppato di là a venire. Nel 1991 sotto la spinta di Giovanni Marotti Campi la cantina intensifica la produzione, indirizzandola alla coltivazione di lacrima e verdicchio. Oggi l'azienda condotta da Giovanni, Francesca e Lorenzo Marotti Campi dispone di sessantotto ettari vitati, dai quali ricava vini fedeli testimoni del terroir dal quale provengono, sinceri interpreti della tradizione vitivinicola marchigiana.

 

UMBRIA

Napolini, Montefalco (PG)

Sin dai miei primi passi nell'eno-mondo i vini umbri hanno esercitato un fascino seducente, a cui raramente ho resistito. Come in tutta l'Italia centrale, in Umbria si è iniziato a vinificare con la presenza etrusca e a partire dall'Ottocento si è dato inizio alla viticoltura intensiva e specializzata. Nota soprattutto per i vini rossi, l'Umbria ha indissolubilmente legato il proprio nome alla produzione vinicola nelle zone di Montefalco e Torgiano

E il nome della cantina Napolini ha fatto in fretta a imprimersi bene nella mia memoria, sostenuto da un livello qualitativo dei vini prodotti di assoluto rilievo. L'azienda, rigorosamente a conduzione familiare, si trova sulle colline di Montefalco, nel cuore verde del cuore verde d'Italia, quaranta chilometri a sud di Perugia. Una posizione invidiabile, a trecento metri sul livello del mare, sul versante collinare che bacia l'orizzonte di Trevi e Spoleto. L'album dei ricordi di cantina ha una successione simile a quella di molte altre: la produzione di vino sfuso, iniziata negli anni cinquanta e improntata alla realizzazione di prodotti per l'uso quotidiano, fece posto nei primi 2000 a quella di vini imbottigliati. Benedetta fu la decisione! I vini Napolini sono apprezzati per genuinità e longevità e qualunque winelover li dovrebbe provare almeno una volta nella vita, per comprendere in tempo breve che bere un calice richiede l'essenza di un vino e del suo territorio. 

 

Adanti, Bevagna (PG)

Un vecchio convento della Congregazione dei Celestini segna l'origine storica di Cantina Adanti. Posizionata nel Comune di Bevagna, nell'area storicamente vocata alla produzione dei vini tradizionali umbri, la Cantina Adanti vede la luce per la perspicacia di Domenico Adanti. Domenico acquista negli anni sessanta una villa nella frazione Arquata di Bevagna e con essa i resti del vecchio convento. Negli anni successivi Domenico fa ristrutturare la proprietà e di fatto crea la moderna Cantina Adanti, con lo scopo dichiarato di produrre vini di qualità. I buoni propositi, nel vino come nella vita, non sempre hanno un seguito felice, o almeno non subito. Le prime vinificazioni, infatti, non sono perfette ma sul proprio percorso Domenico incontra Alvaro Palini, prima sarto e poi stilista a Parigi e grande appassionato di vini umbri. Le cronache raccontano di confronti serrati tra Alvaro e Domenico, fino a quando quest'ultimo invita l'amico a occuparsi personalmente della vinificazione. Fu una svolta non solo per Cantina Adanti ma anche per tutto il mondo Sagrantino. L'apporto di Alvaro Palini, infatti, fu determinante per le sorti dei vini umbri: oggi le sorelle Daniela e Donatella Adanti, raccolto il testimone dal padre Piero, continuano a produrre vino nel solco – è il caso di dirlo – tracciato dal nonno Domenico, nel nome delle prerogative ampelografiche e della tradizione di famiglia.  

 

TOSCANA

San Guglielmo, Montalcino (SI)

Il mondo del vino è ricco di storie e a me piace anche per questo. Storie di persone, di luoghi e di spazi che si intrecciano a volte guidati dalla volontà, più spesso dal caso. Quella di Cantina San Guglielmo possiede la narrazione potente degli eventi che nel corso di secoli sembrano apparentemente disgiunti, ma non lo sono. Nel quadrante ovest di Montalcino c'è una particella denominata Il Chiesino. Qui si trovano i filari di sangiovese di San Guglielmo, un'unica vigna di un ettaro e mezzo appena, sdraiata dolcemente su un pendio interamente circondato da querce e lecci. Io ci sono stato, vi garantisco che nella sua semplicità è di una bellezza da togliere il fiato. Ilaria Martini conduce la cantina con l'aiuto del padre e del marito e ha deciso di imbottigliare da poco, dopo anni di vinificazione e conferimenti. Storie, dicevo. E la storia di San Guglielmo parte dal nonno di Ilaria, Guglielmo Martini, uno dei soci fondatori del consorzio del Brunello di Montalcino. Oggi un lungo percorso e la volontà di far da soli hanno permesso a Ilaria e alla sua famiglia di tornare a sognare, di riallacciare il rapporto con la natura e col passato, di disegnare la vita attraverso il vino e il lavoro della terra.


Cappella Sant’Andrea, San Gimignano (SI)

Nella terra del Brunello e del Chianti non è facile per un areale toscano distinguersi per la produzione di un vino bianco, ma è quello che ha fatto con grande merito San Gimignano con la sua Vernaccia. L'importanza della storia vitivinicola della zona sangimignanese è testimoniata da un dato, tra tanti: la Vernaccia di San Gimignano è stato il primo vino a ottenere la D.O.C. nel 1966, insieme a l’Est! Est! Est! di Montefiascone, l’Ischia bianco, rosso e superiore e il Frascati. La cantina Cappella Sant’Andrea, a Casale di San Gimignano, condensa lo spirito alacre e fiero di una zona a fortissima vocazione vinicola, e lo manifesta nel lavoro appassionato e consapevole di Flavia Del Seta e Francesco Galgani. La loro prima vendemmia è del 2006 e il loro approccio è stato – e lo è ancora – innanzitutto di grande rispetto per la vigna e il territorio. Flavia e Francesco si sentono artefici della continuazione di una tradizione antichissima e ne sentono la responsabilità. A Cappella Sant'Andrea la parola d'ordine è sostenibilità: la conversione al biologico è la logica conseguenza della loro filosofia, ma non è l'unico passaggio del loro percorso. Cappella Sant’Andrea infatti è il punto di incontro di convivenze in armonia, dove la vigna divide la terra con asini, capre e cavalli, sotto il segno universale della natura. La presenza degli animali consente l'autoproduzione di compost, da utilizzare per la vitalità dei suoli. Gli ettari vitati sono otto e trovano posto, oltre alla vernaccia, i vitigni autoctoni toscani e il merlot. I vini prodotti da Cappella Sant’Andrea sono il sunto in bottiglia della dimensione che Flavia e Francesco hanno creato, sottratta alla frenesia della società moderna e indirizzata a una produzione sana e rispettosa.

 

BOX ENTUSIASTA

 

Clara Stella Vernaccia di San Gimignano, Cappella Sant’Andrea

Una giovane Vernaccia come deve essere… una Vernaccia giovane! Un vino equilibrato, già pronto, non impegnativo ma di sicuro affidamento.
Le uve vengono raccolte a mano e immediatamente pressate. Dopo una decantazione a freddo inizia la fermentazione dopo la quale il vino resta sulle fecce fini per tre mesi.

Vestita di un bel giallo paglierino, offre un naso diretto di margherite di campo, mapo, lampi esotici di mango e crema catalana. Bocca agile, molto fresca, giustamente sapida. Il finale è arricchito da una scia vegetale molto piacevole, che invita alla beva. Versatile e riconoscibile, è un vino che può deliziare la quotidianità o impreziosire serate conviviali.

Si abbina con delicatezza a secondi piatti gentili a base di carne bianca, come escalope au citron. Temperatura di servizio: 12° C.

Degustare ora o al massimo entro 2 anni.



Orgiolo Lacrima di Morro d’Alba Superiore, Marotti Campi

Diciamolo chiaramente: calici come questo avvicinano letteralmente al vino! Con Orgiolo, Marotti Campi esercita la cattedra in utilizzo del legno, coniugandolo alle declinazioni fruttate e speziate della Lacrima di Morro d’Alba. Rubino con tipici riflessi porpora, naso sfaccettato, regala generoso sospiri di viole, amarene, rabarbaro su un sottofondo speziato di chiodi di garofano e pepe rosa. Al gusto è appagante, avvolgente; il tannino è centrato e promette un futuro radioso.


Trova compimento con un piatto tipico marchigiano: i vincisgrassi con sugo di carne e rigaglie a pezzi. Temperatura di servizio: 16° C.

Degustare ora o entro quattro anni.

Rosso di Montefalco, Napolini

Raccolta manuale, maturazione in botti di rovere di Slavonia per 12 mesi, affinamento in bottiglia per 6 mesi.

Essenza di vino umbro, il Rosso di Montefalco Napolini è un blend di sangiovese, sagrantino, merlot e montepulciano. Quattro anime che convivono in armonia sullo spartito tracciato soprattutto dal sangiovese, sostenuto da un profumo di rosa rossa, arancia sanguinella, eucalipto, humus, cuoio. Lo slancio in bocca è dettato da una acidità equilibrata e invitante, un tannino calibrato e una progressione da campione.

Si presta ad abbinamenti con piatti di carne, anche importanti: provatelo con la picanha al forno. Temperatura di servizio: 16° C.

Degustare ora o entro 5 anni al massimo.

 

BOX APPASSIONATO

 

Rosso di Montalcino, San Guglielmo

La DOC Rosso di Montalcino è creata nel 1984 per ottenere vini di qualità da uve di vigneti relativamente giovani: l’affinamento è di un anno, di cui 6 mesi in legno.

Prodotto in appena quattromila bottiglie, il Rosso di Montalcino di San Guglielmo è il frutto della raccolta manuale di uve sangiovese grosso, cui segue un processo di vinificazione attento e calibrato. Per Ilaria la sanità delle uve destinate alla pigiatura è il primo criterio, il passaggio essenziale senza il quale non è possibile fare vino di qualità. L'intenzione prende forma e sostanza nel calice, rosso rubino a tratti ipnotico, di bella consistenza. L'apporto olfattivo è carezzevole e tuttavia deciso, con dichiarazioni nitide di geranio, ciliegia matura, mora di rovo, tabacco, richiami di cannella. In bocca manifesta freschezza giovanile, ben integrata dal tannino tipico varietale, fasciante, messo a fuoco con superba eleganza.

Non teme abbinamenti audaci, come piatti a base di tartufo. Si serve a 16° C.

Degustare ora o entro 6 anni.

 

Volo d’autunno Verdicchio dei Castelli di Jesi, Marotti Campi

Ottenuto da uve verdicchio coltivate a 180 metri sul livello del mare, Volo d’autunno è sorprendente. Affina per sei mesi sulle proprie bucce, assumendo lentamente il carattere che l’acino ha fatto proprio fino alla maturazione. Il risultato è un vino ottenuto in riduzione, senza estremismi o effetti di colore finalizzati a suscitare meraviglia. Luminoso e concentrato giallo paglierino, bouquet particolare di anice e timo, sviluppa una costante agrumata, inizialmente con effluvi di pompelmo e prosegue con accenni di bergamotto. In bocca si dispone con pienezza, marca il palato con personalità verso un finale inaspettato e progressivo.

Perfetto con risotto allo zafferano e gamberi rossi. Temperatura di servizio: 14° C. Degustare ora o entro due anni.

 

Rosso di Montefalco, Napolini

Essenza di vino umbro, il Rosso di Montefalco Napolini è un blend di sangiovese, sagrantino, merlot e montepulciano. Quattro anime che convivono in armonia sullo spartito tracciato soprattutto dal sangiovese, sostenuto da un profumo di rosa rossa, arancia sanguinella, eucalipto, humus, cuoio. Lo slancio in bocca è dettato da una acidità equilibrata e invitante, un tannino calibrato e una progressione da campione.


Si presta ad abbinamenti con piatti di carne, anche importanti: provatelo con la picanha al forno. Temperatura di servizio: 16° C. 

Degustare ora o entro 5 anni al massimo.

 

BOX ESPERTO

 

Brunello di Montalcino, San Guglielmo

Ilaria Martini ha messo nel suo Brunello tutto ciò che ha. Ogni frazione, luminosa o papillare che sia, parla della sua dedizione e racconta meglio di qualunque scritto cosa c'è dietro ogni singolo calice. Ottenuto da uve coltivate da unico appezzamento, una vigna nota a Montalcino come Campo dei Veggioni, il Brunello di San Guglielmo vede la sua prima bottiglia con l'annata 2016, definita tra le migliori di tutti i tempi. La luce dei suoi colori è cangiante e viva, i profumi compongono un caleidoscopio di rara intensità: l'approccio floreale di peonia e rosa canina lascia il posto a una successione di sentori fruttati di prugne e amarene, scanditi da precisi tocchi speziati. Si avverte il cacao, la cannella, il tamarindo e la noce moscata. La presentazione olfattiva precede il sorso aristocratico, da vino possente e fine, con consistenza materica rigorosa, sapidità e morbidezze bilanciate, sferzata tannica di pregio. Finale lunghissimo, che non si lascia dimenticare.

Per l'abbinamento esige una portata strutturata, come la lepre al ginepro.  Temperatura di servizio: mai sopra i 18° C.

Degustare ora o conservare in cantina anche 10 anni.

 

Volo d’autunno Verdicchio dei Castelli di Jesi, Marotti Campi

Ottenuto da uve verdicchio coltivate a 180 metri sul livello del mare, Volo d’autunno è sorprendente. Affina per sei mesi sulle proprie bucce, assumendo lentamente il carattere che l’acino ha fatto proprio fino alla maturazione. Il risultato è un vino ottenuto in riduzione, senza estremismi o effetti di colore finalizzati a suscitare meraviglia. Luminoso e concentrato giallo paglierino, bouquet particolare di anice e timo, sviluppa una costante agrumata, inizialmente con effluvi di pompelmo e prosegue con accenni di bergamotto. In bocca si dispone con pienezza, marca il palato con personalità verso un finale inaspettato e progressivo.


Perfetto con risotto allo zafferano e gamberi rossi.
Temperatura di servizio: 14° C. Degustare ora o entro due anni.

 

Montefalco Sagrantino Passito, Adanti

La versatilità del vitigno trova residenza in questo passito, ottenuto da uve sagrantino in purezza. Eleganza e intensità convergono in questo calice, dal naso compiuto di visciole sotto spirito, cioccolato di Modica, dattero, carruba. Il sorso ha un sound da concerto jazz, polistrumentale e gioviale. L’acidità e il tannino accompagnano la beva, affiancandola con vigore sapido, senza scivolamenti, senza esitazioni, solo piacere.

Provatelo con una fetta di torta caprese e granella di nocciola tonda di Avellino.
Temperatura di servizio: in abbinamento si serve a 14° C. 

Degustare ora o tenere in cantina anche 6 anni.

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