Il colore del vino è il punto di partenza dell’analisi dei sommelier e spesso è il primo aspetto che conquista il degustatore. Allo stesso tempo, è quello che viene più volentieri trascurato dalle persone appassionate. Invece rivela molto della storia del vino: da come è stato fatto a quanta vita ha davanti.
Nel libro sui colori del vino che il mitico Luigi Veronelli non è mai riuscito a pubblicare, le tinte sarebbero andate dal “bianco acqua” fino al “rosso cardinalizio”. E tra questi estremi, infiniti colori moltiplicati per infinite nuance e ombre. E questo perché tutte unicamente diverse sono le storie che i diversi vini hanno da raccontare.
La vista è uno dei sensi più dominanti e nel vino rischia di essere l'aspetto più trascurato. Vediamo come può invece aiutare a capire il vino che si ha nel bicchiere: dal vitigno di provenienza all'affinamento.
Vino: l'analisi visiva
La disciplina conviene, per praticità, su alcune categorie di colori applicati al vino, che schematizziamo qui per punti, assieme alle informazioni che quei colori danno. Che è la parte bella dell'analisi visiva.
Cosa rivelano i colori del vino
VINI BIANCHI
- Giallo verdolino (cioè un giallo tenue con sfumature verdi): indica bianchi molto giovani, leggeri e freschi. I riflessi verdognoli sono dovuti a residui di clorofilla e indicano una raccolta dell’uva leggermente in anticipo.
- Giallo paglierino (un colore che richiama quello della paglia, appunto): indica vini giovani, in genere equilibrati nel rapporto morbidezze/durezze; è il colore più diffuso fra i bianchi.
- Giallo dorato (cioè un giallo così intenso da ricordare l’oro): indica un bianco evoluto, generalmente più sbilanciato sulle morbidezze rispetto alle durezze; l’uva è stata probabilmente raccolta matura o sovramatura. Attenzione, perché se un vino di colore giallo dorato è privo di vivacità, cioè è spento, potrebbe essere in uno stadio evolutivo troppo avanzato.
- Giallo arancio (cioè un arancione dorato): è tipico dei vini ottenuti da uve a bacca bianca vinificate in rosso (con macerazione sulle bucce); per via del colore, sono chiamati orange wines.
- Giallo ambrato (un colore simile a quello della pietra, appunto, o se vogliamo di una pelle abbronzata): suggerisce che il vino sarà molto più sbilanciato sulle morbidezze che sulle durezze; è il colore caratteristico della maggior parte dei vini passiti e del vin santo. Se cupo e spento, tendente al bruno, può indicare un vino “passato”.
- Leggi anche: cos'è la vinificazione
VINI ROSATI
- Rosa tenue (immagina i petali dei fiori di pesco o della rosa dell’omonimo colore): di solito sono vini rosa ottenuti con uve a bacca nera sottoposte a breve macerazione con le bucce. Se ci sono sfumature violacee il vino è giovane.
- Rosa cerasuolo (un rosa più intenso del tenue, immagina una ciliegia appena matura): indica di solito che il vino è fatto con macerazione sulle bucce un po’ più lunga.
- Buccia di cipolla (cioè rosa con riflessi ramati): è spia di vini ottenuti con vinificazione di uve con materia colorante delicata, come il pinot grigio.
- Rosa chiaretto (il nome può ingannare ma indica un colore che si avvicina al rosso): si tratta di vini fatti con macerazione sulle bucce molto spinta.
VINI ROSSI
- Rosso porpora (rosso che tende al viola e al rosa fucsia): si riscontra nei vini molto giovani, che all'assaggio saranno tendenti alle durezze.
- Rosso rubino (rosso scuro che richiama l’omonima pietra): il colore rosso più diffuso, indica un vino in ottimo stato di conservazione e salute, equilibrato fra durezze e morbidezze.
- Rosso granato (tra il rosso sangue e il melograno): si trova nei rossi più evoluti, generalmente appena più tendenti alle morbidezze rispetto alle durezze.
- Rosso aranciato (cioè un rosso mattone): indica vini che hanno fatto lunghi affinamenti; se il colore è spento o si riscontra in vini giovani è segno negativo perché indica una evoluzione troppo precoce o ossidazione.
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