Migliore sommelier d’Italia in pochi mesi, il veneto Gian Maria Maitan conquista il primo posto del più importante concorso italiano della FISAR. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e di scoprirne il talento: ecco cosa ci ha raccontato.
Come si diventa migliore sommelier d’Italia in 5 mesi? Ce lo racconta Gian Maria Maitan.
Com’è nata la tua passione per il vino?
In un certo senso, ho fatto un percorso inverso a quello classico. Da sempre sono interessato al mondo fuori dall’Italia, per questo ho una laurea in Commercio estero. Anche nel vino sono partito dall’enologia estera, che non conoscevo ma volevo scoprire. L’occasione è stata favorita dal fatto che i genitori della mia fidanzata sono argentini, sommelier e grandissimi viaggiatori: volevo capire a fondo i vini di cui sentivo tanto discutere.
Ho quindi iniziato a frequentare il corso, dove ho trovato amici molto in gamba con cui abbiamo degustato molto, condividendo una comune passione: fare degli interi pomeriggi a degustare Chardonnay di tutto il mondo (dalla Borgogna alla California, fino alla Sicilia) è impagabile.
Questa curiosità per il non noto è molto veneziana…
Sicuramente vivere in Veneto è stato fondamentale per la mia familiarità con il vino: qui si degusta molto e c’è una storia vitivinicola molto importante.
Cos’è il vino per te?
Io lo vivo come un modo per scoprire il mondo, come un viaggio continuo, e lo faccio con grande passione.
Per esempio: volevo capire come mai nell’emisfero australe i vini sono più fruttati quindi ho studiato e fatto ricerche capendo che l’influenza più importante è data dal ciclo vegetativo più lungo; stessa cosa per l’influenza dei suoli, le differenze nell’acidità.... Queste cose mi affascinano molto.
Quali vini ti appassionano di più?
Sono sempre alla ricerca di vini particolari: mi emoziona avere nel bicchiere un prodotto argentino, un pezzo di quel meraviglioso terroir, come degustare un calice di un vino fatto in Sudafrica e scoprire i metodi della produzione spagnola… Un vino preferito non ce l’ho, ma vivo di passioni precise: per un anno ho degustato solo vini dolci, poi sono passato ai rossi francesi e piemontesi, il mio ultimo “pallino” è sicuramente per i fortificati.
Più un vino è particolare, più mi incuriosisce, e io non ho mai un approccio monotematico al vino.
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Come ti sei preparato all’esame per migliore sommelier d’Italia?
È stato tutto molto veloce. All’esame del terzo livello, nel maggio scorso, mi è stato consigliato di provare i concorsi e così ho fatto, concorrendo subito per il titolo di migliore sommelier del Nord Est, e da lì sono passato quello nazionale.
Hai un segreto per vincere il concorso di miglior sommelier d’Italia, peraltro in pochi mesi?
A vincere non ho mai pensato. Personalmente, ho sempre vissuto il vino come una continua scoperta, anche uscendo dai canoni classici. Credo che questo abbia fatto la differenza.
Poi, ho potuto contare su un gruppo di amici con cui ho condiviso passione, opinioni ed esperienze.
Com’è stato il tuo esame al concorso?
Credo particolare: negli abbinamenti cibo-vino ho messo tutti vini esteri.
All’orale siamo partiti dal Madeira e da lì abbiamo proseguito discutendo dei Metodi Classici del Sudafrica, per andare in Nuova Zelanda, in Cile, in Francia e poi in Italia, nel Collio.
Specie nel finale ho fatto il giro del mondo a suon di Sauvignon. È stato bello.
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Hai un consiglio per chi si affaccia nel mondo del vino?
Per come l’ho vissuta io, il vino ti apre la mente e consiglio a tutti di intenderlo così, uscendo dagli schemi e provando prodotti sempre nuovi anche poco convenzionali.
Quindi non bere sempre il solito, cercare e scoprire cose sempre nuove: se in una carta dei vini c’è un Tempranillo fatto in anfora chissà dove consiglio di provarlo, di capire dove lo producono e come lo fanno, che caratteristiche stilistiche e particolarità possiede… è il bello del vino.