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Tutto quello che c'è da sapere sul tappo a corona

tappo a corona vino

Di tappi nel mondo del vino si discute sempre tanto e in modo acceso. Tra il sughero – con tutto il suo portato di poesia e tradizione – e il tappo a vite oggi così di moda c’è il tappo a corona. Vediamo cosa c’è da sapere sul tappo che a dispetto di un nome regale e del fatto di essere molto collezionabile è di fatto il più snobbato nell’enomondo.

Il tappo a corona evoca immagini diverse: dalle bibite estive della giovinezza alle vinificazioni casalinghe dei nonni, alle serate estive a base di amici e svariate birre. Anche il mondo del vino usa il tappo a corona: vediamo quando e tutto quello che c’è da sapere.

Cos’è il tappo a corona?

Si tratta di un tappo costituito da una capsula metallica, che tramite una macchina tappatrice viene aggrappato alla bocca della bottiglia di vetro. Una sottile guarnizione di plastica, posta sotto la parte metallica interna, consente la tenuta stagna.

Chi ha inventato il tappo a corona?

Il tipo a corona è stato brevettato nel 1892 negli Stati Uniti, da William Painter. Le ricerche per questa chiusura nascevano dall’esigenza di allungare la vita delle bibite gassate.

Una curiosità: l’invenzione del tappo a corona ha favorito la normalizzazione delle dimensioni dei colli delle bottiglie.

Che vini chiude il tappo a corona?

Diffusissimo nel mondo della birra, il tappo a corona è un metodo di chiusura che del vino identifica quasi sempre una speciale categoria di vini: i rifermentati in bottiglia.

Quanto a tappatura “di passaggio”, il tappo a corona si usa nella produzione di spumanti metodo classico: viene usata nella fase della presa di spuma. Serve nel momento in cui al vino base viene aggiunto liqueur de tirage per l’avvio della seconda fermentazione. Il tappo a corona chiude ermeticamente la bottiglia, verrà tolto poi con la sboccatura.

- Leggi anche: orientarsi tra i vini spumanti, in 6 passaggi

champagne cantina

Vantaggi del tappo a corona

È un metodo di chiusura molto pratico, facile da aprire e tecnicamente perfetto: garantisce la massima tenuta senza alcuna interazione tra vino e aria e naturalmente scongiura il fastidioso problema della TCA (sa di tappo). È riciclabile.

- Leggi anche: quello che volevi sapere sul tappo a vite

Perché nel mondo del vino lo si guarda ancora con sospetto?

Il mondo del vino si interroga sull’opportunità di estendere l’uso del tappo a corona, e non mancano vignaioli che fanno esperimenti di chiusura dello stesso vino con tappi diversi, compresi quelli a corona, per capire le diverse evoluzioni. Dal punto di vista tecnico è perfetto, utile non certo per tutti i vini ma ottimo in particolare per vini che non hanno bisogno di evolvere, cioè ai quali non giova un seppur minimo contatto con l’aria. Si pensi per esempio agli spumanti, specie i metodi Charmat, ma anche ai bianchi che non sono caratterizzati da lunghi affinamenti.

Detto questo, il punto critico è l’assenza di fascino nel gesto di apertura: si entra nel campo della ritualità del gesto e della stratificazione storica. In una parola: della tradizione.

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