Angelo Betti

Chi ha inventato il Vinitaly?

Arena di Verona, Vinitaly

A Verona, dal 10 al 13 aprile si terrà l’edizione 2022 del Vinitaly, la numero 54. Ma chi ha inventato questo evento diventato così fondamentale per il settore, e quando? Ecco la storia di uno degli eventi fieristici del vino più importanti al mondo.

Appuntamento fisso per amanti del vino e addetti ai lavori, ci siamo chiesti come sia nata questa fiera, così essenziale per il sistema vinicolo italiano, un evento senza il quale il mondo del vino non inciderebbe così tanto nella vita e nell’economia di questo Paese.

Chi ha inventato il Vinitaly?

Come tante cose, anche il Vinitaly è nato da un problema, risolto in modo eccellente con una soluzione di quelle che non prevedono il futuro ma lo creano.

Siamo agli inizi degli anni Sessanta, i due stand dedicati al vino nella Fiera dell’Agricoltura di Verona attirano sempre meno persone e nel 1964 la crisi è ormai evidente: i visitatori sono attratti da mietitrebbie e trattori sempre più spettacolari, la civiltà contadina sta cambiando, gli stili di vita seguiti all’industrializzazione non saranno mai più gli stessi. Il vino non è più alimento base della dieta (diventerà un piacere, ma allora non si sapeva ancora...).

Serviva qualcuno che guardasse lontano, oltre le difficoltà del momento, qualcuno di coraggioso in grado di chiuderli, quei due padiglioni, e di rilanciare, organizzando una fiera dedicata solo al vino.

Quel qualcuno è Angelo Betti.

Chi è Angelo Betti?

Giornalista intelligente, Betti capisce che il vino richiede innovazione e che ha bisogno di essere comunicato in modo nuovo. La decisione è quella di rivolgersi a uno studente brillante, Sandro Boscaini che, mentre scriveva la tesi di laurea in Economia sui canali di distribuzione dei vini in Italia, elabora pensieri innovativi e idee che si rivelano in grado di cambiare un pezzo della storia del vino italiano.

Quando nasce il Vinitaly, quindi?

Dall’incontro tra i due inizia la storia che oggi conosciamo bene, il cui atto primo si svolge il 22 e 23 settembre 1967 al Palazzo della Gran Guardia a Verona: è la prima edizione delle “Giornate del vino italiano”. Sono eventi ricchissimi di spessore culturale: quel che serviva per dare giustizia alla nobiltà del vino (un discorso ben valido ancora oggi).

A Piazza Bra, di fronte all’Arena di Verona, nasce ufficialmente il Vinitaly.

Le difficoltà non sono mancate, da allora, specialmente quando si è trattato di passare dalle “Giornate del vino italiano” all’evento fieristico vero e proprio, perché questo è significato convincere gli espositori ad abbandonare la Fiera Agricola e iniziare un viaggio su strade mai battute prima. Per farcela, Betti e Boscaini puntano sulla possibilità di far degustare i vini sul posto e sullo spostamento a novembre della fiera, a ridosso del Natale. Idee semplici, pratiche, lungimiranti.

Quando si definisce il Vinitaly che conosciamo?

Siamo nel 1969 e serviranno 4 anni di rodaggio per mettere a punto la formula dell’evento. Del resto, il momento è cruciale e il vino italiano gioca allora anche un'altra partita: si sta passando da un consumo prevalentemente sfuso al vino in bottiglia.

Persona ottimista, romagnolo vulcanico, Betti intuisce la potenzialità economica e culturale del vino decidendo di gettare il seme per espanderne i confini verso mete prima impensabili. Pieno di fiducia nelle potenzialità del settore, fa della fiera di Verona una vetrina aperta verso il mondo. 

Degno di nota è che nel 1971 la manifestazione (nota come Vinitaly – Salone delle Attività Vitivinicole) diviene una vera e propria rassegna mercantile, guidata da Mario Soldati, scrittore multiforme e regista: uno dei grandissimi del vino italiano. Assieme a Veronelli considerato il filosofo del "Rinascimento" del vino italiano.

Dal 1998 in avanti si è cercato di ottenere lo stesso risultato facendo anche il contrario, cioè "esportando" il Vinitaly all’estero.

I numeri del Vinitaly

Dal 1969 (quando Betti riesce a portare alla fiera 130 cantine) a oggi la strada percorsa è stata tanta. 

Negli ultimi anni il Vinitaly aveva collezionato vari record: nel 2016 gli espositori sono stati 4,300. Numero sostanzialmente confermato nel 2017 (4.270) da 30 paesi, con un aumento del 74% di aziende provenienti dal resto del mondo.

Nel 2018 gli espositori sono aumentati sensibilmente, per arrivare a 4.380.

Vinitaly 2019 ha ospitato 4.600 aziende espositrici da 35 Paesi, per un totale di 100 mila metri quadrati netti espositivi.

Poi è arrivata la pandemia e le edizioni 2020 e 2021 sono saltate, per cui si attende con rinnovata trepidazione quella di quest'anno.

L'edizione 2022 prende quindi avvio con 4.400 le aziende espositrici, da 19 nazioni. Si conferma l’internazionalità della rassegna, con 700 top buyer esteri da 50 Paesi già accreditati, come da comunicato stampa degli organizzatori. Oltre 30 i grandi convegni e 76 le degustazioni in calendario: un programma fitto di eventi quello che animerà la quattro giorni a Veronafiere. Tra le novità di quest'anno, l'attenzione per orange wine e mixology.

Le sfide del Vinitaly di oggi

La sfida di Vinitaly coincide con quella più generale del vino italiano e oggi, nella sostanza, rimane la stessa di un tempo: trovare il modo giusto per produrre, comunicare e commercializzare il vino, interpretando la contemporaneità mentre si costruisce il futuro.

Questi sono alcuni degli ambiti di intervento più prioritari che il settore deve affrontare: la sostenibilità ambientale dell'intera filiera, lo sviluppo dell'export (con le sfide dei nuovi mercati internazionali), il valore della promozione e la barra della qualità, da tenere alta, dal vigneto fino alla bottiglia. 

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