Voltumna esiste grazie a Valeria e Marzio che dopo aver lavorato per anni in un fondo agricolo composto da 2,5 ha di vigneto e 2,5 ha di oliveta, si sono trovati di fronte alla cessazione forzata dell’azienda per cui lavoravano.
Quindi: perdita del posto di lavoro, abbandono delle terre da loro coltivate sino a quel momento, termine di un’esperienza agricola speciale e specifica. Valeria e Marzio, appassionati vignaioli, hanno preferito rischiare aprendo l’azienda Voltumna e prendendo in affitto il fondo agricolo piuttosto che allontanarsi e rinunciare al forte legame che si era formato tra loro e la terra sulla quale posavano i loro piedi da oramai 10 anni. Loro è stato il merito di aver introdotto il metodo biodinamico all’interno dell’azienda, così come l’intento di produrre vini dall’espressa logica “naturale”. Dal 2012 abbiamo fatto molti errori, molti passi avanti e qualcuno indietro. Abbiamo avuto annate splendide ed altre difficilissime; tremato per il freddo e per le difficili situazioni economiche; sudato al caldo, lavorando, bevendo, ballando, festeggiando e gioendo. Mai ci siamo tirati indietro o abbiamo rimpianto le scelte fatte poiché il piacere di lavorare la terra in certe condizioni, di vederla fiorire - lei, le piante e tutto il resto che ci si muove sopra - è un grande onore al quale partecipiamo. E poi ci divertiamo a fare i nostri vini: sperimentiamo nuove soluzioni, ci adattiamo come giunchi al vento alle variazioni climatiche, sperando che un po’ del nostro divertimento entri in bottiglia. Sempre speriamo che ogni vino sia unico, fortemente caratteriale, riconoscibile, e che sia chiaro che viene da un posto specifico e che è come è grazie alle nostre menti e alle nostre mani.
Valeria e Marzio, VoltumnaSiamo a Dicomano (Firenze), proprio sotto gli Appennini, dove troviamo vigneti che si spingono fino a 300 metri: molti sono abbracciati da boschi, il che permette di stemperare la calura estiva e mantenere alta la biodiversità. Incontriamo Marzio è direttore agronomo ed enologo, e la compagna Valeria: gli eroi di Voltumna. L’azienda agricola esiste grazie loro che nel 2012 affrontano la cessazione dell’attività del fondo agricolo per cui lavoravano decidendo di rischiare prendendolo in affitto piuttosto che allontanarsi dalla terra che coltivavano da 10 anni. Loro è stato il merito di avere introdotto la vinificazione naturale (con lieviti autoctoni e con l’attenzione a non introdurre elementi artificiosi nel vino). Le varietà che Valeria e Marzio coltivano sono sangiovese, pinot nero e pinot grigio. L’ispirazione del nome della cantina viene dagli antichi etruschi: Voltumna è l’antenata della dea Fortuna romana. Quella che premia le persone coraggiose, quella che ha premiato Valeria e Marzio, appassionati vignaioli. Nelle Wine Box di marzo abbiamo selezionato i vini Zeno e Silene, e abbiamo chiesto a Valeria e Marzio di raccontarceli.
Il vino Zeno nasce come fusione di due vitigni: sangiovese e pinot Nero. L’idea di questo vino ci venne poiché al tempo eravamo sprovvisti di un vino bianco, qualcosa che potesse allettare i palati anche nel periodo caldo estivo. Diluire un vino sangiovese con una percentuale di pinot nero ci sembrava la miglior soluzione. In verità inizialmente, tranne attirarci le aspre critiche di chi riteneva una violazione il mescolo dei due vitigni, non riuscimmo molto nell’impresa. Due vini primi, messi insieme nello spazio angusto di una bottiglia, si mescolavano e scioglievano continuamente, qualche volta si fondevano qualche altra si prendevano a pugni. Si amavano e si odiavano. Provammo una nuova soluzione: perché non farli conoscere in erba, al momento della fermentazione, delle grandi trasformazioni evolutive, nei momenti più duri, gassosi, instabili, ribelli? Eccolo, il nostro Zeno! Frutto di una fermentazione comune tra un pinot nero bello maturo, profumato, avvolgente, e un sangiovese più spigoloso, fresco, di bella acidità. Oggi non siamo più criticati per questo nostro osare, nessuno pensa che Zeno sia un abuso, piuttosto qualcosa che è bene che ci sia. Proviente dal termine Zen ovvero Vita, Zeno è ciò che è vivente.
Silene è la versione rupestre dei nostri pinot neri. La vigna sprofondata nel bosco di essenze bianche, fiori di acacia, di sambuco e cumino dei prati, mostra tutto il suo candore, la sua finezza ed eleganza. Il nome Silene proviene dalla pianta Silene Alba che presenta un fiore bianco a calice così effimero da esprimere enorme leggerezza. L’amaro è quello di Artemisia Absintium, una pianta che abbonda nei nostri campi. Abbiamo cercato di racchiudere questi elementi in una bottiglia, provando a usare solo il vino fiore di questo pinot nero dalle brevi macerazioni, senza spingerci nell’estrazione. Abbiamo provato a intrappolare attraverso le macerazioni e gli affinamenti in un materiale dato per inerte, l’acciaio, le sensazioni che il vitigno in quei luoghi c’ispirava. Eppure è qualcosa di diverso, qualcosa che ancora oggi fatichiamo a capire. Il vino più diretto, più semplice dirà qualcuno. Il diverso nella famiglia dei vini Voltumna, qualcun’altro. Noi preferiamo questa definizione: è un film con un finale amaro, ci lascia di stucco, ci aspettavamo un’altra fine noi che siamo abituati alla felice risoluzione, eppure proprio come un film dall’amaro finale ci obbliga a pensare, a tornarci sopra innumerevoli volte.