Gaiole in Chianti è un piccolo paese a pochi chilometri da Siena, in Toscana, una terra dove arte e cultura vivono immerse in un paesaggio tra i più famosi al mondo. Qui, tra cipressi e olivi non è raro imbattersi in un monastero o in una piccola chiesa affrescati con maestria...
La Toscana è una terra dura di sasso, di calcare e di argilla, di galestro e di alberese tanto che non è facile capire come su quel sottile strato di terreno disteso sulla roccia possano prosperare il bosco, la vite, il fico, l’olivo, l’orto. Terra di collina, terra di poggi, con fattorie e ville chiuse a difesa di interni e corti. Castelli e pievi, abbazie e torri mozze, borghi di pietra e severi palazzotti.
E terra di vino. Nobile, elegante, da godere con il cibo semplice ma gustoso della Toscana.
E’ in questa terra fortunata, tra le sue morbide colline, adornate di vigne e uliveti che ha inizio la storia del Palazzino alla fine dell’Ottocento.
Per secoli i terreni aridi e sassosi del Chianti hanno permesso solo la coltivazione di pochi prodotti: la vite e l’olivo, prima di tutto, che trovavano in questo ambiente le condizioni ottimali per prodotti di grande qualità anche se con rese molto basse.
Questo è ancora il panorama che si presenta al momento in cui ho cominciato ad occuparmi della mia piccola azienda. A poco a poco l’antico podere si è trasformato: gli spazi un tempo utilizzati per il ricovero degli animali ospitano ora fusti di legno di varia forma e dimensione, tini di cemento, legno o acciaio, macchinari per la trasformazione delle uve e l’affinamento del vino.
Ma non si tratta di un cambiamento repentino, è anzi un lento modellare e aggiustare le proprie scelte tecniche e produttive, man mano che l’esperienza spinge a orientarsi verso l’obiettivo della massima qualità, senza compromessi ed avendo ben chiaro in quale direzione andare e con quali mezzi.
In questo contesto non è di poca rilevanza la scelta, ben definita fin dall’inizio, di perseguire i massimi risultati qualitativi solo con prodotti naturali e di difendere il vigneto dai possibili attacchi di malattie e parassiti con mezzi biologici. Questa impostazione ha prodotto anche lo sforzo nel seguire strade nuove e metodi diversi dagli usuali e riconosciuti protocolli biologici.
Con l’ingresso nella gestione del podere di mio figlio Edoardo ha inizio un nuovo periodo di sperimentazioni in vari campi: nella conduzione dei vigneti, dove si utilizzano prodotti corroboranti per favorire il rafforzamento delle autodifese delle piante, nella vinificazione dove si iniziano a produrre vini anche senza solfiti e si provano materiali innovativi per l’affinamento, come le anfore di terracotta.
Alessandro ed Edoardo Sderci