La mia storia inizia a Olevano Romano, in una vigna circondata dai boschi. Sin da bambino, ho vissuto la campagna come una distesa di filari dove ogni singola zolla era ricoperta da vigneti. L’azienda della mia famiglia si estendeva per quasi 5 ettari, tutti vitati ad alberello…
Con voce appassionata, Marco Antonelli, padrone della rinomata cantina a lui intitolata, svela la sua epopea personale e l'amore profondo che nutre per l'arte della viticoltura:
Tanta, la fatica in vigna! Solo lavorazioni manuali, ripetute all’infinito, somministrate vite per vite. Potatura, scacchiatura, legatura… Sotto il sole cocente e al gelo dell’inverno vedevo tra i filari i profili dei miei genitori, con la pelle bruciata dal sole o sferzata dal vento pungente, in un silenzio surreale rotto solo dal belare delle greggi attorno al pastore.
Spesso, all’alba, andavo a trovarlo con un fiasco di Cesanese rosso sotto braccio, mi scaldavo al suo fuoco, mangiavo qualcosa dal pentolone, barattando il vino con le ricotte. Vivevo nella campagna e con la campagna.
Ero felice mentre seguivo i miei genitori, ne ascoltavo distrattamente le lezioni mentre “spulciavano” le viti con mani sapienti, cacciavo insetti, scappavo dalle bisce… ma avvertivo anche la malinconia, il silenzio e la fatica di quel lavoro. Ho ricordi nitidi di me a 7 anni, in realtà più attratto dall’eco dei canti provenienti dalla vallata che rompevano quel silenzio...
Oggi mio padre è morto, mia madre è anziana, il pastore era già al crepuscolo allora. Torno in campagna e mi guardo intorno, constatando che siamo rimasti in pochi a coltivare quei vigneti. Le vigne di allora si sono spente assieme ai loro padroni che, nonostante tutto l’amore e la passione, non sono riusciti a tramandare ai figli anche quella cultura e quella scelta di vita.
Ma io ci sono, e come me pochi altri: con l’amore di sempre continuiamo a produrre il Cesanese di Olevano Romano.
Marco Antonelli