Scoprire nuovi territori vitivinicoli è sempre interessante per un appassionato di vini, se poi si trova ai piedi delle Dolomiti, Patrimonio Unesco, la scoperta potrebbe essere interessante anche per programmare un viaggio di studio… vinicolo!
Stiamo parlando del Bellunese, un territorio che parte dal Feltrino e si spinge più in alto fino al Cadore e in Alpago, in parte solcato dal fiume sacro alla patria, il Piave, maestoso lungo la Valbelluna. In realtà sono luoghi dove un tempo la viticoltura si praticava come attività di sussistenza familiare, poi scomparsa perché gli abitanti hanno preferito la sicurezza del lavoro in fabbrica o l’emigrazione verso altre terre, portando là le conoscenze vinicole.
Oggi, grazie soprattutto a giovani produttori, si registra un risveglio, un rinnovamento. Tre, le situazioni distintive rispetto alle varietà utilizzate: la valorizzazione degli autoctoni come i vitigni pavana, bianchetta, gata e incrocio manzoni; l’utilizzo dei vitigni internazionali che ad alta quota trovano possibilità di esprimersi in modo elegante come merlot, pinot nero, chardonnay, riesling; la sperimentazione di vitigni resistenti, bronner, solaris, cortis e souvigner gris che permettono di limitare i trattamenti fitosanitari in modo da non impattare sull’ambiente.
I vitigni coltivati a queste altezze, anche fino a 1000 metri, si esprimono con caratteristiche di freschezza e veramente qui possiamo parlare di “mineralità”: la dolomia, la roccia rosa dolomitica lasciata nei millenni dal ritirarsi dei ghiacciai, ma anche le marne e i calcari marnosi con una presenza importante di selci e calcari selciferi caratterizza la struttura dei vini e ne restituisce un impatto gustativo che non si dimentica!