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Le selezioni di settembre - vini naturali

vini naturali

 

Tappa #6 (settembre 2018), guidata dal sommelier Francesco Cannizzaro, è dedicata ai VINI NATURALI

Tenute Pacelli - Calabria

Spesso considerata la Cenerentola tra le regioni italiane la Calabria vanta, in realtà, una tradizione vitivinicola di tutto rispetto. Già i Greci nel VII secolo a.C. impongono una viticoltura più evoluta - fino a quel momento praticata per la produzione di vino per consumo familiare - e la regione (insieme a zone della Campania e della Basilicata) è successivamente denominata Enotria. Questo dovrebbe bastare a far comprendere la propensione della Calabria per la viticoltura. L'arrivo della fillossera, i conflitti mondiali, l'urbanizzazione seguente fanno crollare il settore, qui più che altrove. Ma la tradizione, la storia, l'attitudine del terroir non sono fattori irrilevanti e in queste terre è più facile riallacciare il rapporto con la natura.

La famiglia Pacelli ha fatto proprio questo: ha ripreso in mano il filo della memoria, producendo vino dai vitigni impiantati già negli anni settanta e aggiungendone altri, secondo le caratteristiche dell’aria e della terra. Dieci ettari, tutti biologici, su una collina che supera i 350 metri sul livello del mare.

L'approccio agronomico della cantina prevede grande attenzione al vigneto e l'uso del sovescio, una pratica che regola la coltivazione di alcune specie di piante che non vengono raccolte ma interrate, allo scopo di arricchire il terreno di azoto e altri minerali. Piccoli accorgimenti per vini di territorio, legati a doppio filo con la storia.

Agricola Cirelli - Abruzzo

Ho conosciuto Francesco qualche anno fa, presentatomi da un altro produttore. Sono bastati pochi minuti: abbiamo subito fatto amicizia, saltato ogni convenzione e degustato i suoi vini. Francesco è uno che va diretto al punto, non ama le acrobazie lessicali o quelle comportamentali. E i suoi vini sono così, molto personali, ed è una fortuna poterli bere insieme a lui: è come andare a un vernissage a braccetto con l'artista. Dal 2003 Francesco conduce l'azienda vinicola ad Atri, nel primo entroterra teramano, dove si sente ancora il profumo del mare. Non è facile diventare vignaioli, specie nel modo che ha scelto: conduzione biologica, certo, ma anche un ulteriore, profondissimo rispetto della natura e del tempo, attraverso la rotazione delle coltivazioni circostanti i vigneti e la concimazione naturale. Ci mette del suo anche in cantina e ha riscoperto la vinificazione in anfora, pratica antichissima e organoletticamente a impatto zero. Passo dopo passo Francesco Cirelli disegna con passione il vino che vuole produrre, impegnandosi a fare il meno possibile, specie in cantina, quando le uve sono già pigiate e resta solo da aspettare il rinnovarsi del miracolo del vino.

 

 

Castello di Stefanago - Lombardia

Chi conosce un po' il mondo del vino sa che Castello di Stefanago è un modello. Di più: un precursore. I fratelli Antonio e Giacomo Baruffaldi gestiscono l'azienda a Borgo Priolo, in Oltrepò pavese. Una tenuta di oltre 130 ettari, di cui 22 a vigneto, al cui centro svetta la torre del castello, testimone di una storia millenaria. Hanno scelto l'agricoltura biologica quando non era ancora così diffusa, quando la sensibilità al tema non era marcata come oggi. A Castello di Stefanago il vigneto è un ecosistema indipendente, è il sole al centro dell'universo: viene osservato e curato allo scopo di adeguare ciascun intervento alle reali necessità, senza mai perdere di vista la salute delle piante e la vitalità del terreno. È un approccio quasi olistico, che esige la cura di molti dettagli e il rispetto incondizionato per la natura. Incontro spesso Antonio e Giacomo, in giro per fiere: hanno sempre qualcosa di nuovo da fare assaggiare. Dopotutto coltivano barbera, pinot nero, croatina, pinot grigio, cabernet sauvignon e riesling renano: le uve non mancano, la sapienza nemmeno.

I vini selezionati

BOX ESPERTO

Eos (Pacelli): il valore questo passito è iscritto nel nome che porta. Eos è la divinità dell’Aurora, che al termine di ogni notte corre verso l’Olimpo, annunciando l’arrivo di suo fratello Helios, il sole. Eos ebbe un figlio, Memnone, caduto per mano di Achille: da allora ogni mattina piange lacrime che diventano rugiada, rara e preziosa. Come questo vino, prodotto in pochissime bottiglie. Da uve trebbiano toscano e vermentino, raccolte in vendemmia tardiva a fine novembre, Eos è una gemma preziosa: brilla di luce propria e profuma intensamente di miele, glicine, zagara e menta. All’assaggio ammalia, di dolcezza e acidità calibrata, ben ponderata da sapidità sopraffina. Si abbina perfettamente a dolci di ricotta e formaggi erborinati, ma lo consiglio anche per eccellente, solitaria meditazione.

 

 

BOX ENTUSIASTA

Barone Bianco (Tenute Pacelli): mi rendo conto che parlare di riesling a queste latitudini, lontano dai luoghi di origine o anche di semplice elezione, può sembrare bizzarro. Di riesling, in Calabria, se ne vede poco, pochissimo. Appena proverete Barone Bianco tutto tornerà al proprio posto: darà un brivido - annusando il vino - percepire i tratti varietali del riesling fondersi garbatamente con quelli del terroir, uniti dalla mano sapiente della natura, ancora lei. Sarà appassionante, come lo è stato per me, lasciarsi trasportare dai profumi saturi di pietra lavica e frutta, che conducono per mano al sorso solido e salmastro. Finissimo e costante, si dispone con grazia, con un continuo richiamo al gesso e alla mela, fino al lungo epilogo, molto appagante. Provatelo con le linguine al sugo d’aragosta o con una coda di rospo al forno.

 

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