Tappa #1
Guidata da Andrea Gori
Il sommelier informatico, marzo 2018
Acidità, vitigno e altitudine: come l'altitudine influenza l'acidità naturale di un vitigno
Affascina sempre raccontare storie di famiglia che trovano nel vino un filo rosso che attraversa le generazioni. Sempre più spesso, oggi, si assiste al momento in cui il figlio decide di uscire dal recinto di casa e tentare nuove strade, per poi decidere di tornare, richiamato dalla nostalgia della terra.
È questa la storia di Gianni Bianco, che rientra in azienda nel 2000 perché si rende conto di non poter vivere secondo altri ritmi e altre filosofie. Non sono stati tanti gli anni in cui ha lavorato come perito meccanico ma gli sono bastati per capire quanto siano importanti innovazione e ricerca anche nel campo del vino, prodotto tradizionale per eccellenza.
Gianni crede nella sperimentazione, nella voglia di sapere e di migliorare il suo lavoro nelle vigne, cui si dedica con l’amore che si riserva ai figli.
Nel Monferrato, patrimonio Unesco dal 2014, la sua famiglia produce vino da più di un secolo, a Montegrosso d’Asti, approfondendo, nei 6 ettari di terreno, la conoscenza di barbera, dolcetto e delle altre uve che possono godere ed esaltarsi in un microclima speciale.
Siamo a 250 metri di altezza: la latitudine elevata, il clima, il sottosuolo calcareo-argillosa, con presenza di sabbia e la grande pendenza che impedisce la meccanizzazione del lavoro in vigna creano le condizioni ideali per vini artigianali ricchi di spessore, freschezza e acidità.
Per esaltare la naturale freschezza e acidità dei vini, Gianni punta sulla prima fase della lavorazione in cantina (criomacerazione) e lavora vinacce e mosto a bassa temperatura con ghiaccio secco, per preservare gli aromi primari fruttati e floreali dell’uva: una tecnica che riesce a far dare il massimo alla barbera e alle altre uve del territorio.
Siamo a Dicomano (Firenze), proprio sotto gli Appennini, dove troviamo vigneti che si spingono fino a 300 metri di altezza: molti sono abbracciati da boschi, il che permette di stemperare la calura e mantenere alta la biodiversità.
Incontriamo Marzio e Valeria, eroi di Voltumna.
L’azienda agricola esiste grazie a loro, che nel 2012 affrontano la cessazione dell’attività del fondo agricolo per cui lavoravano (composto da 2.5 ettari di vigneto e altrettanti di oliveta) decidendo di rischiare e prenderlo il fondo piuttosto che allontanarsi dalla terra che coltivavano da oramai 10 anni.
Loro è stato il merito di avere introdotto la vinificazione naturale (con lieviti autoctoni e con l’attenzione a non introdurre elementi artificiosi nel vino). Le varietà presenti in azienda sono sangiovese, pinot nero, pinot grigio.
L’ispirazione del nome viene dagli antichi etruschi: Voltumna è l’antenata della dea Fortuna romana. Quella che premia le persone coraggiose, quella che ha premiato Valeria e Marzio, appassionati vignaioli.
Cantina Alessandro di Camporeale
In Sicilia, si sa, si incontrano i territori e i paesaggi più sorprendenti: da spiagge struggenti alla neve dell’Etna, passando per zone quasi desertiche e altre di lussureggiante vegetazione. L’incontro della Sicilia con la vite è avvenuto millenni fa e ha portato a una ricchezza di espressioni unica.
Nell’entroterra di Palermo, lungo la Val di Mazara che conduce a Trapani, a Camporeale (al centro di un territorio ricco di tradizioni architettoniche, bellezze naturalistiche e famoso per la lavorazione del legno massello) troviamo i vigneti della famiglia Alessandro, che cura queste colline dai primi del ‘900 e che solo negli anni 2000 decide di dare vita a una cantina propria.
C’era da preparare il futuro e l’ultima generazione di Alessandro ha raccolto l’eredità di famiglia: protagonisti sono i cugini Benedetto, Anna e Benedetto. Affiancando i padri, è la quarta generazione a dare una scossa alla produzione puntando su varietà locali e la tipizzazione del syrah in queste valli, riuscendo a evidenziare quanto questa varietà “internazionale” abbia beneficiato dall’incontro con la Sicilia soprattutto dove l’altitudine (siamo oltre i 400 metri) consente di preservarne freschezza e agilità.
Ma non si sono certo dimenticati di nero d’Avola e vitigni storici siciliani, che in queste condizioni esprimono un carattere genuino e intrigante, lontano dagli stereotipi dei vini della regione.
Sono giovani, pieni di energia e puntano tutto sulla qualità, per esprimere al massimo l’anima del territorio di cui si prendono cura.
I VINI SELEZIONATI
BOX ENTUSIASTA
Amoris Barbera d'Asti 2016, La Ballerina
Un vino dal naso stupendo e intrigante che racchiude tutto il carattere incantevole di una giovane e vispa barbera. Note di frutta nera (ribes nero, cassis, more di rovo), rossa (fragole, lamponi) e poi note di mandorla arricchita dalla piccantezza di cumino, pepe e liquirizia animano un naso davvero sorprendente per complessità.
Una complessità che avvolge anche il palato: questo vino fa valere la sua gioventù in maniera baldanzosa iniziando in modo arcigno la bevuta per poi scorrere lieve e ben cosparsa di tannino e note balsamiche. L’acidità naturale e caratteristica della barbera è giocata in maniera dolce e gentile, senza strappi, con una freschezza complessiva aumentata dalle note balsamiche che ravvivano il palato.
Un vino immediato e diretto, eppure complesso, in grado di ottenere questi livelli di qualità e nitidezza.
Zeno Toscana IGT 2015, Voltumna
È il vino più conosciuto di Voltumna, nato nel 2010 con la voglia di unire sangiovese e pinot nero vinificati separatamente. Il risultato, però, non convince Marzio, che decide quindi di sperimentare e iniziare ben prima a unire le due varietà.
Sfruttando la differenza di età di maturazione delle due uve, vendemmia il pinot nero nel suo momento ideale (in genere a fine agosto). Circa un mese più tardi (in leggero anticipo sulla maturazione completa), a fine fermentazione delle prime uve, raccoglie il sangiovese e lo fa partire nel pinot nero.
Ne nasce una specie di ripasso o, meglio ancora, un vino nato dalla fermentazione continua tra due vitigni.
Il risultato (solo acciaio) è di una freschezza e di una piacevolezza rare: il connubio prende il meglio dei due vini e li moltiplica.
Cattura il naso con l’aria sbarazzina: profumi di macchia, ginepro, lamponi, amarena, mirtillo, una nota dolce, balsamica, piccante, creano un tutt’uno intrigante, piacevole, teso e fresco. Allo stesso modo, il sorso è penetrante e dissetante, sapido e gustoso, con una bella dose di spensieratezza grazie al tannino, piccante ma delicato.
Ottimo su primi piatti come tagliatelle di castagno e sugo d’anatra e secondi di carne bianca.
Donnatà Nero d’Avola, Alessandro di Camporeale
Un Nero d’Avola che riuscirà a far cambiare la vostra idea di questo vitigno, troppo spesso proposto, in passato, unito a varietà internazionali che ne diluivano il carattere e le doti inconfondibili di freschezza fruttata.
Questo vino nasce da vigneti piantati negli anni 2000, quando l’azienda decide di imbottigliare per conto proprio e iniziare l’avventura della commercializzazione diretta, ed è figlio della volontà di dimostrare la capacità del Nero d’Avola di “leggere” il sottosuolo argilloso e il microclima e di reagire di conseguenza: ecco note invitanti, dolci e fresche, di lamponi, fragole e more di gelso, macchia mediterranea, rosa e cenni di cacao.
Al palato è un vino che coinvolge e piace subito con note di fragola e tabacco, tocchi freschi che ricordano l’arancio che si attarda nel finale vigoroso in cui si alternano morbidezze fruttate e richiami freschi grazie ad acidità e tannino sempre ben presenti.
BOX ESPERTO
Infinitum Monferrato Rosso 2010, La Ballerina
Il Monferrato non è noto solo per la barbera ma anche per essere una terra ospitale verso gli stranieri. Così è stato con i “francesi” merlot e cabernet. L’operazione condotta da Gianni in questo vino è sperimentale perché qui merlot e cabernet incontrano un terroir che indirizza l’espressione dell’uva verso una costante di freschezza e uno stile unici.
L’Infinitum è ricco e penetrante con note speziate ematiche (cacao, bergamotto, caffè e cassis) più amarene e caramello che sposano gli aromi classici della barbera con quelli delle altre uve.
La bocca è affilata, con la barbera che sfida i bordolesi, riuscendone un bel mix originale con tannino e acidità in perfetto equilibrio.
Silene Pinot Nero, Voltumna
Le vigne di pinot nero a Voltumna sono state piantate nel 2005 per sfruttare il clima fresco e l’aria sottile, adatta a vini eleganti e snelli. L’idea che sta alla base di questo vino è quella produrre un pinot nero pulito, un’espressione semplice ma raffinata del vitigno che porti in tavola croccantezza e sapidità e che sia capace di solleticare il palato in maniera piccante.
Il vino ha bel colore trasparente, tra note di frutta di bosco, rossa e nera, poi emergono pian piano un leggero pepe nero e melograno, uniti a caffè e tocchi di cacao e bergamotto.
Il sorso è sbarazzino, completo, snello e di bella soddisfazione, con un finale secco e croccante che chiama il secondo bicchiere su un bel piatto di carne al forno o di cacciagione da penna, come nella tradizione.
Kaid Syrah, Alessandro di Camporeale
Questo vino deriva da alcuni dei più antichi (siamo nel 1989) vigneti di syrah impiantati in Sicilia e non stupisce una scelta del genere. L’altitudine elevata, la ventilazione, il sottosuolo argilloso e calcareo non fanno sentire la nostalgia della valle del Rodano al vitigno che, al contrario, qui riceve un surplus di sole ed energia siciliana.
Al naso è un vero tripudio di ribes nero e mirtillo con una componente speziata, così come ben presente è la nota balsamica tra sandalo, menta, eucalipto e un tocco di affumicato.
Il carattere mediterraneo emerge al palato con note ricche ed esuberanti insieme a una eleganza moresca data dalla solidità di un tannino ben maturo che si distende bene sul palato. Finale lungo e sorprendente che rilancia in sapidità e freschezza, a bilanciare il frutto sempre ricco e carnoso destinato a invecchiare in maniera sorprendente negli anni se ben conservato.