Esistono contesti che sfidano apertamente il concetto di vigna in campagna. Perché sì: è possibile produrre vino in città.
Le vigne che stanno dentro i confini metropolitani hanno storie antiche.
Resistite all’urbanizzazione (grazie alla caparbietà dei singoli o col sostegno di amministrazioni illuminate), offrono ossigeno alle città, mantengono la biodiversità, sono fonte di colori, profumi e silenzio.
Le viti di città sono veri e propri polmoni da tutelare.
Raccontano storie di tutela del paesaggio e del valore della ruralità. Una vera chicca che si traduce anche in preziosa risorsa turistica e di rilancio dell’economia.
Sono queste le basi che hanno spinto la costituzione di un network europeo delle vigne di città. La finalità è appunto la promozione di questo patrimonio, non solo dal punto di vista produttivo – puntando sulla qualità – ma anche sotto il profilo turistico, perché la cultura contemporanea premia le storie del vino.
Sono, nella sostanza, gli stessi obiettivi che animano il Festival delle vigne metropolitane di Napoli. La città partenopea, infatti, è la prima in Italia per ettari vitati dentro i confini urbani, e si tratta peraltro di vigne che non sono intaccate dalla fillossera (quindi coltivate a piede franco).
Come scrive il nostro amico, il sommelier Cristian Chieregati:
"Questo patrimonio vitivinicolo rende il vigneto napoletano unico nel mondo, dove gli enologi fanno a gara per lavorarvi e così scoprire e sviluppare vini che da altre parti sarebbero impossibili da produrre."
Ma quali sono, in Italia, le città con il maggior numero di vigneti metropolitani?
Oltre a Napoli, che è la prima, Torino, Brescia, Venezia, Roma, Siena...
Anche quest’ultima, tra l’altro, presenta ancora delle rarissime viti a piede franco nei vari piccoli orti che caratterizzano il suo centro storico; si tratta di vigne conservate fino a oggi perché storicamente destinate soprattutto all’autoconsumo.
A livello europeo, la prima città per ettari vitati è Vienna, la seconda Napoli e la terza Parigi, con la sua vigna di Clos-Montmartre, ai piedi della Basilica del Sacré-Cœur, ripristinata negli anni Trenta del Novecento grazie alla caparbietà di un gruppo di artisti.
Ognuna con una storia diversa, vigne di città sono presenti anche a Londra (ad Enfield), New York (a Queens), Los Angeles, Praga, Salonicco, San Francisco...
Quali, le conseguenze di coltivare la vite in città?
È evidente che scegliere di coltivare viti in città, o a ridosso della stessa, è una scelta in controtendenza, che comporta estensioni ridotte della vigna. L’altra faccia della medaglia è costituita dall’impatto ambientale di queste vigne - impatto che dovrà essere basso - e quindi dalle tecniche di coltivazione impiegate, che proprio per la vicinanza alle aree abitate devono rinunciare a trattamenti invasivi, come ci ha raccontato Carlo, di Terre del Lagorai.
Nelle nostre selezioni offriamo anche vini metropolitani, fatti da vignaioli che coltivano nel territorio urbano di Napoli in un contesto di incomparabile bellezza.