Diamo per scontato che le bottiglie siano da 75 cl, che in effetti costituisce oggi la bottiglia di vino standard. Le ragioni ci sono e vanno cercate nella storia, della Francia e dell’Inghilterra. Vediamo perché.
Di tutti i possibili formati quello da 75 cl è senza dubbio quello utilizzato dalla stragrande maggioranza di tutti i produttori di vino del mondo. Per capire il perché si deve fare un salto indietro, all’inizio della storia.
Dove si conservava anticamente in vino?
Per secoli il vino è stato conservato nei più diversi recipienti: anfore di terracotta, vasi di ceramica, otri di cuoio…
Quando nasce la bottiglia di vino?
Recipienti di vetro per conservare il vino sono noti sin dal tempo dei Romani ma bottiglia più simile a quella che conosciamo oggi nasce nel Cinquecento, alla corte francese di Caterina de’ Medici: il vino inizia allora a essere conservato in bottiglie di vetro ricoperte di vimini.
Quando si diffonde l’uso della bottiglia di vetro?
La produzione più su larga scala delle bottiglie di vetro soffiato prende piede, ancora in Francia, un paio di secoli dopo. Dal Settecento, il vino è sempre più comunemente imbottigliato in bottiglie di vetro.
Quanto sono capienti le prime bottiglie di vino?
Le dimensioni delle bottiglie sono variabili, la loro capacità va da 70 cl e 1 litro circa: inizia a farsi strada la bottiglia da 75 cl.
È proprio in questo momento, nel corso del Settecento, che prende forma la bottiglia con la capacità simile a quella che oggi abbiamo codificato in quella da 75 cl.
Perché la bottiglia di vino è da 75 cl?
Pare che i maestri vetrai che soffiavano il vetro fossero in grado di raggiungere grosso modo questa come dimensione massima delle bottiglie. La capienza e la forma delle bottiglie erano chiaramente dipendenti dalle capacità di questi artigiani.
La forma concava della bottiglia, allo stesso modo, è collegata alla produzione artigianale. Qui abbiamo spiegato perché.
Cosa c’entrano gli Inglesi in questa storia?
Alla codifica della bottiglia da 75 hanno contribuito anche gli Inglesi, che sono sempre stati grandissimi importatori di vino dalla Francia. Storicamente, una cassa inglese conteneva 2 galloni di vino: un gallone corrisponde a circa 4.5 litri. Per funzionalità, era comodo inserirvi 12 bottiglie, da 75 cl appunto. Gli Inglesi hanno quindi avuto un ruolo nel consolidare il formato da 75 cl.
È per questo che il vino si trasporta in casse da 6 o da 12?
Sì. È per lo storico ruolo inglese nel commercio di vino che ancora oggi, nella tradizione anglosassone, le casse per il trasporto del vino contengono 2 galloni di vino, cioè 12 bottiglie. Mentre in Italia le casse per il trasporto di vino ne contengono di solito la metà, quindi 6.
Tornando alla bottiglia da 75 cl la degustazione ha influito nella codifica della capacità?
Alle ragioni che abbiamo visto (capacità dei maestri vetrai, misura delle casse inglesi da trasporto) se ne sono probabilmente intrecciate anche altre, molto pratiche, legate alla somministrazione del vino in osteria. La bottiglia da 75 cl consente infatti di ottenere 6 bicchieri. In questo modo l’oste avrebbe potuto calcolare (e tenere facilmente il conto) del numero delle bottiglie aperte per i clienti.
Quando è codificata ufficialmente la bottiglia da 75 cl?
Fin qui abbiamo seguito una codificazione della bottiglia da 75 cl data dalla pratica, ma è solo con l’industrializzazione che si arriva a una produzione omogenea e precisa delle bottiglie di questa capacità.
Si arriva quindi al 1975 e alla codifica della capienza dei recipienti con cui il vino può essere messo in commercio (Direttiva Europea sugli imballaggi). Tra queste, c’è la bottiglia da 75 cl. Questi interventi legislativi sono stati poi seguiti da altri simili negli altri continenti, rendendo universali le misure delle bottiglie da vino.
La bottiglia da 75 è la più diffusa, ma non è l’unica. Altri formati?
Per i Passiti le bottiglie impiegate sono da 37.5 o da 50 cl (la “mezza”), dal momento che si tratta di produzioni limitate e preziose.
Le bottiglie di capacità superiore dipendono soprattutto dalla storia dello Champagne. Non di uso comune, hanno nomi curiosi, spesso di derivazione biblica:
Magnum
capacità: 1.5 litri, la doppia classica
il nome è preso da Cicerone, che lo usava per i grandi condottieri
Jérobam
3 litri
Il nome viene dalla Bibbia, dal figlio di Salomone che unifica le 10 tribù di Israele
Réhobam
4.5 litri
Ancora dalla Bibbia, un altro figlio di Salomone
Mathusalem
6 litri
Si tratta dell'uomo più vecchio della Bibbia, che ha vissuto fino a 969 anni
Salmanazar
9 litri
Il nome viene da un re assiro della Bibbia
Balthazar
12 litri
L’ultimo re di Babilonia
Nabuchodonosor
15 litri
Il re che conduce Babilonia al massimo splendore
Melchior o Salomon
18 litri
Rispettivamente: uno dei tre re magi e il re sapiente che unifica lo stato di Israele
Primat
27 litri
Il nome deriva dal volgare e significa “primo ordine”.
Melchizedek
30 litri
Il sacerdote che ha benedetto Abramo offrendo pane e vino.
Il formato della bottiglia influenza in vino?
Sì, la dimensione della bottiglia influisce sull’affinamento del vino.
In quelle piccole il vino matura più velocemente, perché c’è molto ossigeno in rapporto al vino e questo accelera il processo di ossidazione. Diversamente, con l'aumentare della capacità della bottiglia il rapporto va a favore del vino nel caso di bottiglie più capienti. Ecco perché la Magnum è (giustamente) considerata di migliore qualità.
Anche il colore della bottiglia è importante per prolungare la vita di un vino che si voglia fare affinare a lungo: bottiglie di vetro scuro offrono un'ottima protezione dalla luce.