Il Teroldego è un vino che piace a tutti. Viene da un’uva a bacca rossa coltivata praticamente solo in Trentino. Il legame con il territorio è fortissimo: stiamo parlando di un’area molto piccola, in cui si realizzano le condizioni perfette per il vitigno. Ecco le caratteristiche del Teroldego, in 10 cose-da-sapere su uva e vino.
Il Teroldego è citato dalle fonti sin dal Trecento. Ecco una sua breve storia, in 10 semplici punti.
1. Storia del Teroldego
Esistono varie teorie sull’origine del Teroldego (potrebbe essere arrivato in Trentino dalla Valpolicella o dal Tirolo) ma al momento la cosa certa è che da qualche millennio ha trovato il suo territorio di elezione nella Piana Rotaliana (o Campo Rotaliano).
2. Genetica del Teroldego
Il Teroldego ha legami di parentela con vari altri vitigni, dovuti sia a incroci spontanei sia all’azione dell’uomo.
La genealogia del Teroldego è complessa e ancora non del tutto chiarita. Dagli studi sul suo DNA comunque, sappiamo che è imparentato con Lagrein, Marzemino, Syrah e molto probabilmente anche con il Pinot nero.
Inoltre, è stato utilizzato da Rebo Rigotti nell’incrocio con il Merlot che ha dato origine al Rebo.
3. Il vitigno "bandiera" del Trentino
Il Teroldego è il vitigno a bacca nera più importante del Trentino. Matura tra la metà di settembre e gli inizi di ottobre e viene allevato con la classica pergola trentina.
4. L’habitat del Teroldego
Il Teroldego dà risultati eccellenti solo nella Piana Rotaliana: un fazzoletto di pianura circondato dalle Dolomiti. Qui si realizzano delle condizioni perfette: le pareti rocciose delle montagne proteggono le viti dai venti freddi provenienti da Nord, mentre accumulano calore che rilasciano sui vigneti. Le brezze che scendono dalla Val di Non, invece, asciugano le piante, mantenendo sana la vegetazione.
5. I terreni amati dal Teroldego
Ama i suoli ben drenati e ricchi di minerali: nella Piana il terreno è costituito dai sassi calcarei, granitici e porfirici portati a valle dal fiume Noce.
6. Il territorio del Teroldego
Della Piana Rotaliana Mario Soldati scrive: “Qui sono tutti i vigneti del Teròldego. Qui, negli antichi centri abitati di Mezzocorona e Mezzolombardo, sono ancora le vecchie cantine dove si fa questo vino sublime”. Vino che ha “un sapore caratteristico, riconoscibile tra mille”.
E Luigi Veronelli, sempre a proposito della Piana Rotaliana dice: “Mi pareva impossibile che una piana potesse dare i vini assaggiati. Così composti. Coi loro sentori di mandorla, viola e lampone mi avevano inondato e fatto prigione. Quarant’anni. E del Teroldego sono ancor oggi prigioniero”.
7. Una micro storia sulla genetica del Teroldego
I vitigni autoctoni coltivati in aree piccole, come è il caso del Teroldego, tendono ad avere bassa variabilità fenotipica (cioè genetica). Grazie alla sua produttività, poi, le selezioni fatte sul Teroldego soprattutto negli anni Sessanta del secolo scorso avevano provocato una “semplificazione” genetica della varietà. Tutto questo aveva ridotto il Teroldego a pochi cloni, i più produttivi. Ma da qualche decennio i vignaioli si sono sempre più orientati sulla qualità, con nuove selezioni e ricerche, oltre che grazie alla riscoperta delle vigne più vecchie.
8. Teroldego Rotaliano, DOC dal 1971
Perché il vino possa rivendicare la DOC, l’uva Teroldego - in purezza - deve essere coltivata in una parte specifica della Piana Rotaliana: a Mezzolombardo, Mezzocorona o a Grumo (frazione di San Michele all’Adige). Stiamo parlando di circa un centinaio di ettari.
9. Rosso o Rosato?
Vitigno piuttosto produttivo, il Teroldego vinificato in rosso regala un vino dal profumo intenso fruttato, speziato; in bocca è di corpo, caldo, asciutto, con una piacevole e leggera nota amarognola.
Della versione rosata, Mario Soldati lascia una descrizione memorabile: “Ed esiste un’altra qualità Teròldego. Non migliore, ma, a mio giudizio, ancora più raffinato. Intendiamoci: sono le stesse uve, sempre di puro vitigno Teròldego: è differente la lavorazione. Sono vinificate “in bianco”. Immediatamente appena pigiato, il mosto è separato dalle bucce, e per sempre. Ne viene fuori quel delizioso Teròldego Rosato, che è uno dei pochi autentici rosé che conosco: e comprendo nella mia memoria tutti i rosé francesi che ho assaggiato. Ha, in fondo lo stesso sapore del Teròldego Granato: ma più vellutato, più leggero, più “irresistibile”: soprattutto, con più profumo”.
10. Come abbinare il Teroldego
Da giovane si sposa molto bene con primi piatti a base di carne, mentre se invecchiato è perfetto con zuppe o secondi di carne come selvaggina o arrosti. Merita una menzione anche l’abbinamento con il risotto al Teroldego.
Prova Sommelier Wine Box