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Cos'è un vitigno autoctono? Guida in 5 punti

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La viticoltura italiana in un passato ormai lontano era ancora più ricca di oggi di vitigni autoctoni, un patrimonio che si è in parte perso a causa dei cambiamenti del gusto della metà del secolo scorso. Recuperarli è stata, ed è tuttora, una delle sfide più affascinanti del vino contemporaneo. Ma cosa si intende davvero per vitigno autoctono?

Ecco una piccola guida al concetto di vitigno autoctono, in 5 punti.

1. Cos’è un vitigno autoctono?

Un vitigno autoctono è un’uva originaria di un certo territorio, dove vi cresce da sempre. Per questo, con quella terra intrattiene una relazione speciale: la rispecchia e la racconta al tempo stesso. E lì dà il meglio di sé.

2. Il contrario di vitigno autoctono?

Vitigno internazionale: un’uva che è diffusa praticamente in tutte le aree vinicole del mondo.

3. Quanti vitigni autoctoni ci sono in Italia?

L’Italia ha il più ricco patrimonio di uve autoctone del pianeta, con circa 1500 varietà note, oltre 360 delle quali iscritte nel Registro delle Varietà utilizzate nella produzione di vino.

4. Autoctoni: una questione puramente enologica?

Non solo. Fare vino con uve autoctone significa proporre al mercato prodotti unici, spesso rari, che raccontano il territorio: la sua bellezza, la sua cultura, la sua gente.

Come spesso accade nel mondo del vino, la questione diventa culturale. Secondo il giornalista enologico Matt Kramer il più importante concetto per il vino è proprio questo. I vini da vitigni autoctoni “hanno un’integrità che viene dal tempo e dalla tradizione locale che precede il potere pervasivo e la penetrazione sul mercato dei brand globalizzati. Nulla è più prezioso dei vini autoctoni perché, alla fine, non li puoi riprodurre”.

5. Come inizia la riscoperta italiana degli autoctoni?

È curioso, forse, ma è stata la grappa ad avviare una nuova cultura degli autoctoni! Siamo negli anni settanta, da Nonino, che pur di non perdere le varietà friulane istituisce studi, offre premi e denaro al vignaiolo che avrebbe messo a dimora il migliore impianto di Schioppettino, Pignolo e Tazzelenghe. Da lì, inizia una vera e propria battaglia con le autorità, dal momento che quelle uve non erano registrate. Una battaglia di quattro anni, vinta nel 1979 con la prima grappa Schioppettino. Da allora, ha preso avvio un vero e proprio movimento per la salvaguardia e il recupero produttivo delle tante varietà autoctone italiane. Se siamo qui a parlarne, è grazie a quella stagione e a quelle persone illuminate.

Sugli autoctoni, in sintesi

Acquistare e degustare un vino fatto a partire da uve di un vitigno autoctono significa “bere” un intero territorio.

Non solo: è sinonimo di autenticità e di artigianalità. La poesia del vino.

Se hai letto fino a qui, sei uno dei nostri!

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