migliore sommelier d'Italia

Come si diventa migliore sommelier d'Italia in un anno: ce lo spiega Marta Ingegneri

Come si diventa migliore sommelier d'Italia in un anno: ce lo spiega Marta Ingegneri

La 27esima edizione del Concorso per migliore Sommelier d’Italia Fisar ha visto la vittoria di Marta Ingegneri, che ha conquistato il podio il 23 ottobre scorso al Congresso Nazionale di Paestum.

Classe 1987, laurea in architettura, Marta Ingegneri si diploma sommelier a gennaio 2020, nella delegazione Fisar di Padova. Un anno dopo è migliore sommelier d’Italia. Non potevamo non intervistarla!

Come nasce la tua passione per il vino?

La mia passione per il vino nasce da un’attitudine, più che in un momento preciso: quella di farsi domande sulle bottiglie in degustazione. Quando ho iniziato a interrogarmi sui vini che bevevo – circa 10 anni fa – si è sviluppata una grandissima passione, proprio grazie a un susseguirsi di curiosità.

Per dire: prima di fare il corso da sommelier davo per scontato che DOCG fosse sinonimo di eccellenza, che un vino DOC fosse di qualità un poco inferiore… invece non è assolutamente così. Le denominazioni sono certificazioni di un territorio, innanzitutto, danno criteri di produzione ma questo di per sé non fa il vino migliore. Oggi bevo tantissimo fuori denominazione.

La tua è una parabola prodigiosa e rapidissima: ce ne racconti?

Il traguardo di migliore sommelier d’Italia è qualcosa di inaspettato, che in un certo modo mi ha travolto.

Sono sommelier dal 2020 ma da 10 anni sono appassionata di vino, tra viaggi, visite cantine, eventi… E poi anche mio marito è sommelier: questa passione che ci accomuna, il fatto che abbiamo vastissime conversazioni dedicate al vino, lo scambio continuo di pareri (perché ogni bottiglia singola è per noi un’occasione di degustazione) sono stati fattori determinanti.

E poi ho studiato tantissimo, ogni giorno. Non mi sono fermata mai all’interno della mia comfort zone: provo sempre cose nuove e che non conosco, anche con rischio di bere non secondo il mio gusto.

Come ci si prepara al concorso di migliore sommelier d'Italia?

Ci si prepara studiando tantissimo: fondamentale perché il concorso ti mette davanti a domande di ogni tipo. Ho studiato ovunque, nei manuali dei corsi, in tantissimi libri, approfondendo tutti i displicinari. E poi serve tanto assaggio ponderato, che non equivale a bere tanto ma farlo con consapevolezza: aprire una bottiglia con l’obiettivo di capire, fare una vera degustazione, per far sì che ogni vino bevuto lasci un'impronta e una memoria.

I tuoi obiettivi futuri?

Sono tanti, perché in questo mondo non si è mai arrivati e nessun titolo ti può far sentire di avere tagliato il traguardo. Tra l’altro al momento questo non è il mio lavoro ma l’idea che possa diventarlo è nell’aria perché mi consentirebbe combinare lavoro e una passione enorme.

Marta ingegneri migliore sommelier d'Italia

Sarò il volto di Fisar per tutto l’anno: un onore, in questo anno particolare in cui ricorre anche il 50esimo anniversario dell’associazione.

Il mio più grande obiettivo è di avvicinare le persone al mondo del vino: vorrei fare capire a tutti che quello enologico non è un ambiente distante ed elitario come la divisa da sommelier potrebbe fare apparire. Ci sono un lessico complesso e argomenti complicati e specifici ma allo stesso tempo il vino è, e deve sempre essere, anche per tutti.

Mi pare che manchi uno scalino intermedio tra i professionisti e i non professionisti: lì voglio trovare il mio spazio. Con serate, degustazioni, lezioni davvero accessibili.

Il vino del cuore di Marta Ingegneri?

Amo molto i vini tannici: il Sagrantino su tutti – di cui adoro anche il territorio – e il Cesanese. Il mio gusto personale va proprio nella direzione dei vini con tannino deciso.

Regalaci il tuo consiglio per gli appassionati di vino

Cercare i vini più artigianali possibile. Personalmente, quando voglio capire una zona vado in una cantina affermata perché così colgo l’impronta della denominazione. E poi cerco quelle piccole: è lì che si trova l’autenticità di un territorio.

Il consiglio è quindi quello di ricercare i piccoli, di non farsi affascinare solo dal nome delle cantine grandi, che hanno prodotti sicuramente ottimi e corretti, ma di andare a scovare anche le piccole realtà: queste consentono di avvicinarsi di più all’anima del vino, offrono prodotti più particolari e una qualità prezzo di solito molto interessante.

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