Wine Box di dicembre: nebbiolo e barbera (tappa #33), guidata dal sommelier Nicola Bonera - migliore sommelier d'Italia 2010
Michele Taliano, Montà (CN)
L’azienda Michele Taliano nasce nel 1930 con Domenico Taliano, anche se affonda le radici molto più lontano nel tempo, fin dall’epoca in cui la famiglia, conosciuta con il soprannome “Re Cit”, ovvero “piccoli re”, era dedita al lavoro nei campi e in vigna.
Oggi l’azienda è condotta dalla terza generazione, Alberto ed Ezio, figli di Michele, che gestiscono vigne storiche nel Roero, in località Bossola, Rolandi, Benna, nel comune di Montà, dove sorge la cantina e parcelle nel cru Montersino, a San Rocco Seno d’Elvio, frazione di Alba, all’interno della DOCG Barbaresco, quest’ultime acquisite negli anni ’70 ad opera di Michele.
15 ettari vitati complessivi e poco più di 70000 bottiglie annue: un’azienda a conduzione familiare con una produzione di taglio sartoriale. Grande attenzione al lavoro in vigna, qualche buon ausilio tecnico in cantina e il tempo sono gli ingredienti per una dozzina di etichette molto interessanti.
Si spazia dai classici vitigni del Roero e dell’albese, cioè Arneis, Barbera, Dolcetto e Nebbiolo, spaziando poi su Favorita (ovvero il Vermentino come viene chiamato nelle Langhe), Moscato e Brachetto.
Le vigne si trovano in parte a San Rocco Seno d’Elvio, in una zona dedicata principalmente al Nebbiolo da Barbaresco (3 ettari circa) e alla Barbera (1,5); i restanti 4 ettari si trovano nel Roero, in località Bòssora, uno splendido anfiteatro naturale circondato da boschi e gole cui si accede con difficoltà percorrendo un sentiero sabbioso. Altre parcelle nella stessa zona sono state piantate tra il 1999 e il 2005.
Marco e Vittorio Adriano, San Rocco Seno d’Elvio (CN)
Nel cuore della Langa, ad Alba nella frazione di San Rocco Seno d’Elvio, l’azienda agricola Adriano Marco e Vittorio, coltiva e vinifica solo uve di proprietà, con l’obiettivo di produrre vini che interpretino al meglio il “terroir”. La famiglia Adriano è un classico esempio di azienda agricola a conduzione familiare, una vera tradizione in Piemonte.
La tradizione vitivinicola della famiglia risale agli inizi del Novecento, quando il nonno Giuseppe, mezzadro, iniziò la coltivazione della vite. Continuò con il figlio Aldo, col quale acquistarono una piccola azienda e insieme misero a dimora le nuove viti a San Rocco Seno d’Elvio, all’epoca facente parte del comune di Barbaresco e ora frazione di Alba. Negli anni ‘90 arrivano in azienda Marco e Vittorio che, con le mogli Luciana e Grazia, migliorano la produzione e la commercializzazione dei vini con una forte espansione sui mercati internazionali. Con la vendemmia 1994 decidono di vinificare la propria uva producendo le prime bottiglie a marchio proprio.
Attualmente l’azienda ha una superficie totale di 50 ettari, suddivisa tra 10 ettari di nocciole, 10 ettari di boschi e terreni a riposo e 30 ettari vitati coltivati a Nebbiolo da Barbaresco, Barbera, Dolcetto, Freisa, Sauvignon Blanc e Moscato Bianco.
Sono quasi 10 anni che in vigneto non viene più utilizzato il diserbo chimico, lavorando con il rispetto assoluto la terra per ottenere un prodotto sano e di qualità.
Nonostante ciò hanno deciso di investire con la certificazione “the green experience”. Si è inoltre investito nella produzione di energia ecosostenibile con un impianto fotovoltaico che produce l’energia elettrica necessaria per il ciclo produttivo e un innovativo impianto di fitodepurazione che pulisce le acque di scarico della cantina.
Bruna Grimaldi, Grinzane Cavour (CN)
Nel 1957 Giacomo Grimaldi inizia a vendere l’uva e Giovanni Grimaldi, negli anni ’60, passa a produrre vino e a venderlo sfuso. E proprio Giovanni ha costruito i capisaldi della famiglia e dell’azienda: era molto attento alla vitivinicoltura, nel rispetto della vigna e del vino; imbottigliava già le migliori annate creando così uno “storico” importante, e valorizzava la vigna e l’uva.
Nel 1990 inizia una nuova fase: Bruna Grimaldi e il marito Franco Fiorino portano in azienda entusiasmo e nuove conoscenze. Vengono acquistati vigneti in zone mirate per poter produrre vini solo da uve di proprietà. Viene costruita la nuova cantina, il lavoro viene perfezionato e i vini Bruna Grimaldi iniziano ad essere proposti su nuovi mercati.
Per tutti i vini rossi la vinificazione è tradizionale: il tempo è il fattore determinante che permette di estrarre i preziosi composti contenuti nelle bucce in maniera lenta e gentile, senza forzature. Si vinifica in acciaio inox e poi in cemento, controllando le temperature durante le diverse fasi e degustando il mosto/vino quotidianamente.
Le uve Nebbiolo destinate a produrre i diversi Barolo sono sottoposte a lunghe macerazioni con le bucce, e spesso “a cappello sommerso”, tecnica antica, molto importante per definire la complessità e la struttura di un vino destinato a lungo affinamento. I vini rimangono nel locale di vinificazione fino a quando i processi di fermentazione alcolica e malolattica non sono ultimati.
L’azienda si identifica con “un approccio etico” alla vigna, nel pieno rispetto della natura, con una viticoltura sostenibile, metodi ragionati per portare sul mercato vini buoni, equilibrati e rispettosi dell’ambiente e del consumatore.
BOX ENTUSIASTA
Langhe Nebbiolo Blagheur, Michele Taliano
La tradizione vuole che le qualità organolettiche di questo vitigno si possano esprimere anche dopo un solo anno di affinamento. In questo caso le vigne più giovani delle tenute aziendali sono destinate a esprimere una versione “giovane” di Nebbiolo.
Il nome deriva da un’espressione dialettale che sottintende la nobiltà storica del vitigno, “blaguma na vota”, come a dire “una volta tanto atteggiamoci”, oppure “pavoneggiamoci godendo di un vino prezioso”.
Verso la metà di ottobre l’uva giunta in cantina viene fatta fermentare in vasche di acciaio inox; ad una macerazione abbastanza breve con le bucce segue l’affinamento di circa 12 mesi in legno. A dicembre dell’anno successivo alla vendemmia il vino è pronto per essere imbottigliato e commercializzato.
Vino dal caratteristico colore trasparente, rubino con lievi riflessi granati; al naso esprime grande florealità, tipica del vitigno, con piacevoli note speziate e fruttate; al palato il tannino è vivo ma ben integrato, prevalgono la freschezza e la fruttosità.
Vino che a tavola dimostra versatilità, capace di sposare antipasti elaborati a base di salumi e formaggi, oppure primi piatti con sughi di carne, risotti con prodotti autunnali, come funghi e tartufi; tra i secondi piatti provatelo con carni bianche con sughi di media struttura.
Da consumare in un calice abbastanza slanciato di media ampiezza, a 15-16° C, per valorizzarne la scorrevolezza.
Piacevole in gioventù, è vino capace di evolvere positivamente per 3-4 anni, conservato in locali freschi e umidi.
Barbera d’Alba, Marco e Vittorio Adriano
Barbera proveniente da vigneti esposti ad est e ovest, ad un’altitudine di circa 300 metri, su marne tufacee.
L’uva raccolta con grande attenzione nei primi giorni di ottobre, dopo un’accurata selezione, viene pigiata e messa a fermentare in vasche d’acciaio ad una temperatura controllata di 25-26° C, nelle stesse vasche svolge la fermentazione malolattica.
L’affinamento si divide tra vasche d’acciaio e botti di rovere di Slavonia di capacità tra 30 e 50 hl.
Vino dal colore rubino impenetrabile, con ricordi violacei; il profumo è legato alla freschezza tipica del vitigno, con sentori di frutta rossa matura, come mora e prugna; con l’evoluzione evidenzia maggiormente i caratteri speziati; al palato domina la freschezza, con una ricca presenza alcolica.
È vino rosso che per natura accompagna un pasto, spaziando dagli antipasti ai secondi, predilige i salumi, gli affettati, le carni con buona componente grassa, il maiale in tutte le sue declinazioni.
Da servire a 15-16° C non possiede molto tannino ed è preferibile godere della sua freschezza.
Fresco e sbarazzino da giovane, con 4-5 anni di affinamento cambia veste, si fa più ricco e sfaccettato.
Nebbiolo d’Alba Bonurei, Bruna Grimaldi
Nebbiolo è sinonimo di eleganza, quella che si ricerca in questo vino che vuole essere l’espressione giovane e fresca di questo vitigno. È 100% Nebbiolo, proveniente da vigneti sui confini della zona del Barolo, dai comuni di Roddi, Diano d’Alba e Sinio – Bricco del Gallo, a un’altezza compresa tra i 250 e i 450 metri.
Fermentazione a temperatura controllata e macerazione di 15-20 giorni, dopo la malolattica spontanea il vino viene posto in botti di rovere francese da 500 e 700 litri di capacità, dove sosta tra i 12 e 15 mesi.
Colore granato lucente; esprime profumi floreali, con accenni alla frutta matura e alle spezie, seguite da delicati sentori tostati; i tannini sono eleganti e si fondono con la struttura di media importanza, trovando un armonioso equilibrio con l’affinamento.
Si abbina con i piatti della tradizione, gli antipasti elaborati della cucina piemontese, i sughi e le salse, le paste all’uovo con i sughi d’arrosto, i bolliti e il pollame in casseruola.
Temperatura di servizio 16-17° C.
Da consumare con tranquillità, piacevole appena immesso sul mercato e fino ai 6-7 anni dalla produzione.
BOX ESPERTO
Roero Riserva Roche Dra Bossora, Michele Taliano
Le colline del Roero si riconoscono da lontano per la tipica forma dei pendii interrotte da enormi spaccati e burroni che raggiungono anche i 200 metri di profondità: le “Ròche”. In località La Bòssořa l’esposizione dei vigneti è verso sud per consentire una perfetta maturazione del Nebbiolo; da qui il nome del vino.
L’uva viene raccolta nella seconda metà di ottobre; la macerazione e la fermentazione si protraggono a lungo per garantire l’estrazione di tutte quelle componenti che doneranno struttura e garantiranno l’evoluzione nel tempo. Segue un affinamento in barriques per circa 24 mesi.
Al colore classico segue un olfatto articolato, elegante e sfaccettato, con molte note speziate e balsamiche, il legno piccolo incide sui frutti concentrati e sulle spezie dolci; al palato il tannino è potente, sorretto da una struttura salda, alcol avvolgente e notevole persistenza.
Ideale compagno di piatti centrali della cucina, la cacciagione nobile, da piuma e da pelo; ottimo anche con formaggi stagionati e saporiti quando ha qualche anno sulle spalle. Tra i primi piatti, da abbinare con le paste ripiene o con sughi speziati e aromatici.
Va servito a 17-18° C in calici ampi, per agevolare la complessità olfattiva; potrebbe essere utile scaraffare al momento del servizio per permettere alla complessità di aprirsi e rendersi disponibile.
Vino che comincia a esprimere il suo valore tra il quarto e il quinto anno dalla vendemmia, ma è capace di sfidare il tempo crescendo per 10 anni o più. Se la bottiglia è ben conservata anche tempi superiori potrebbero rendere lustro al vino.
Barbaresco Sanadaive, Marco e Vittorio Adriano
Deve il suo nome a una forma dialettale, che ruota attorno alla traduzione del villaggio di San Rocco Seno d’Elvio. Vigneti ben assolati esposti a sud ovest, a circa 280 metri di quota, su marne tufacee, con età media superiore ai 30 anni.
L’accurata selezione che segue la vendemmia, rigorosamente manuale, porta in cantina uve sane che fermentano in acciaio a temperatura leggermente più alta, intorno ai 28-29° C, per estrarre tutto il potenziale delle uve Nebbiolo. In primavera il vino viene posto in botti di rovere di Slavonia di capacità di 35 hl, dove rimante poco più di un anno.
Vino dal colore granato con lievi sfumature aranciate, che si fanno più accentuate con l’evoluzione; all’olfatto esprime piacevoli ed eleganti note floreali, di fiori essiccati, di composta di frutti, di scorze d’agrumi, di spezie dolci; al palato ha ottima struttura, è avvolgente, pieno, con tannini ben presenti ma non invadenti, finale lungo ed equilibrato.
Vino molto versatile, incarna la classe del Nebbiolo, la sua potenza, ma al contempo la grazia e la leggerezza, accompagna risotti ricchi e saporiti, paste ripiene con sughi sostanziosi, arrosti, porchetta e formaggi di media stagionatura.
Vino che va apprezzato in un ampio calice a 17-18°C, aprendo con un po’ di anticipo la bottiglia.
Se ben conservato può garantire piacere per oltre 10 anni, cominciando a manifestarsi ottimale tra il quinto e l’ottavo anno.
Barolo Camilla, Bruna Grimaldi
Camilla è un nome di tradizione per l’azienda, da sempre l’uva è nata da più appezzamenti presenti a Grinzane Cavour, in particolare da un vigneto sul crinale più alto della collina sempre nominato, dai contadini del tempo, “la Camila”. La Camilla è infatti una delle quattro cascine che al tempo di Camillo Benso Conte di Cavour (metà dell’Ottocento), erano annesse alla proprietà terriera del Castello di Grinzane Cavour.
Il Barolo Camilla è prodotto dalle uve Nebbiolo coltivate in diversi comuni; nel Comune di Grinzane Cavour, MGA Raviole e Borzone; nel Comune di La Morra, MGA Roere di Santa Maria.
Il grande pregio del Barolo Camilla è la biodiversità dei terroir che compongono le diverse colline da cui ha origine: alcuni appezzamenti si trovano su un terreno composto dalle Marne di Sant’Agata Fossili, in cui si trova una ricca presenza di argilla, poca sabbia, media quantità di calcare; altri dalle Formazioni di Lequio, terreni di antica formazione dalla ricca presenza di calcare, speciali argille e strati di arenaria (sabbia cementata a calcare). A terreni di media pendenza si susseguono terreni molto ripidi. Le esposizioni sono tutte a pieno sud. Uva raccolta a mano da fine settembre a metà ottobre.
Fermentazione a temperatura controllata e lunghe macerazioni, dai 20 ai 30 giorni, talvolta a cappello sommerso; affinamento di 24-30 mesi in botti grandi di rovere di slavonia e tonneaux di rovere francese. Segue lungo affinamento in bottiglia.
Granato trasparente, con complessi sentori di cuoio, tabacco, confetture di frutta e spezie dolci; al palato ha grande struttura, trama tannica importante e lunga scia, con ricordi salini e speziati.
Da accompagnare a piatti strutturati e ricchi, quali secondi di carne, selvaggina, stufati, brasati, stracotti e formaggi stagionati.
Temperatura di servizio 17-18 °C, ampi calici per esaltarne la complessità.
Vino che dà il meglio di sé intorno agli 8-10 anni, ma può evolvere oltre i 15.