La storia della nostra cantina inizia al principio degli anni 50 e viene tramandata poi di padre in figlio. La nostra linea è e sarà sempre quella di migliorare la qualità mantenendo le caratteristiche tipiche dei nostri vini, valorizzando i vitigni autoctoni della nostra terra.
Io ho iniziato portare avanti questa passione di famiglia negli anni Novanta, cercando nuove soluzioni per alzare la qualità della produzione. Da sempre coltiviamo i vitigni autoctoni e non ci siamo mai convertiti a quelli internazionali. Uno dei più importanti della zona è il Roscetto (Trebbiano giallo), coltivato in un vigneto sperimentale impiantato in collaborazione con l'Università di Perugia. Da quest’uva nasce il Colle de’ Poggeri Roscetto, il nostro vino di punta perché rappresenta appieno l’azienda e questo territorio. È un vino in continua evoluzione, al quale teniamo molto. In generale, ci piace pesare che i nostri vini siano speciali non solo perché provengono da piante che crescono su una terra speciale ma anche perché riposano all'interno della stessa terra, nella cantina scavata nel cuore del paese.
Negli ultimi anni imbottigliamo il Roscetto in purezza anche nella versione spumante, fatto con la voglia di creare un prodotto di nicchia: 2500 bottiglie l’anno, rigorosamente Metodo classico, 24 mesi di sosta nella nostra cantina storica.
Già dal 2011 in azienda si è unito mio figlio Francesco, che oggi ha 28 anni, innamorato della campagna e di ogni aspetto di questo lavoro difficile. Quello che è cominciato come un impegno nei confronti della famiglia, consapevole che qualcuno prima di lui aveva faticato per creare qualcosa che durasse nel tempo è diventata una passione (quasi un’ossessione…), una ricerca continua di fare sempre meglio, a piccoli passi, senza mai perdere la curiosità, quella stessa che nel tempo lo ha portato a fare alcuni errori ma che tante volte volte ha reso fiero e soddisfatto lui e me.
Vogliamo portare avanti l’azienda in modo serio, senza mai cadere nel compromesso, nella cattiva abitudine della strada più veloce. Mio figlio non spera di ingrandire l’azienda a dismisura ma sogna di tenerla piccola e di essere sempre pienamente partecipe della nascita del proprio vino. Vuole continuare a lavorare la terra nel rispetto di chi ci sta vicino e di chi verrà dopo di noi.
Stefano Stefanoni, con il figlio Francesco